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al testo di Giuseppina Iannello
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Tu,
affinché non tradissi le emozioni, sembravi, a volte, perso... Distaccato... Ma rispondevi a un cenno del mio cuore e sorridevi, mi chiamavi: “Amore...” Tu sorridevi, sia ci fosse il sole, sia col pallido cielo. O, il nostro cielo... come fu diverso! Ritornano le ambrate passeggiate al sol d'autunno, al pie' del nostro colle, quando, nel silenzio, mi prendevi per mano e mi dicevi: “Ascolta...” Ritorna come prima, perché, ci amiamo tanto; lo sento dal tuo cuore, sempre vicino al mio: se non ci sono figli e, nemmeno, nipoti, c'è sempre un gatto perso che chiede solo amore. Quanti momenti belli, quanti momenti amari... Soviemni un triste giorno: io stavo male: sentivo una radice staccarsi dal mio cuore; volevi confortarmi, volevi darmi amore... Schiudevi il balconcino, siccome, sempre fai: s'offriva alla tua vista, un fiore delicato, una pallida rosa, tremula... Eppur, fiorita. Allora... mi hai chiamata; risposi: “Vuoi dirmi qualche cosa?” Muovendo le tua mano, mi hai detto: “C'è una rosa... È pallida, tremante, ma è pur là: fiorita. Il suo respiro lieve, è un ritorno alla vita... È tua madre: la vedi?” |
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